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“In fact, because nothing can be by itself alone,
no one can be by himself or herself alone,
everyone has to inter-be with every one else.
That is why, when you look outside, around you, you can see yourself.

And when you look into yourself, you can see the world outside.

So that is a training.”

Thich Nhat Hanh

 

Ogni corpo ha una voce unica, una luce propria. Permettere a questa luce di risplendere libermente significa costruire un rapporto di fiducia con noi stessi e con l’ambiente. Diventare consapevoli della propria unicità è un processo che ci permette di liberarci da schemi mentali e fisici che possono essere di ostacolo alla nostra espressione e di creare legami costruttivi con ‘l’altro’ da noi che si trasforma in risorsa potenziale.

 

Danzatori e non, siamo oggi sottoposti ad una iperstimolazione visiva, sonora ed esperienziale che rende sempre più difficile percorrere la strada verso la semplicità e l’ascolto di sé, e lo rende ancor più necessario. Partire dal corpo, farne strumento di gioco, utilizzare le immagini per scavalcare le idee, recuperare una visione interna prima che esterna, e soprattutto danzare in relazione agli altri può diventare per tutti un percorso alla ricerca di una più sincera e più facile espressione di se. Può stimolare la creatività e veolcizzare processi immaginativi contribuendo a creare un modo popolato da ‘corpi vivi’.